martedì 27 febbraio 2007

RonArad


Siete andati a vedere il banco di Ron Arad? C'è una splendida intervista tutta su di lui nel nuovo numero di "sette".

pagare o non pagare?

Eccoli ancora una volta, avvinghiati ai braccioli di meravigliose poltrone rosse, pronti a giocarsi la faccia ogni giorno senza paura del giudizio popolare, tronfi e boriosi e così distanti dai veri bisogni del paese. Giocano alle tre carte come il ladruncolo più disperato ficcato sottoterra nella metropolitana, parlano male l'uno dell'altro e poi si incontrano al ristorante come veri amiconi, cercano di strappare un seggio per avere una delle pensioni più redditizie senza mai avere veramente mosso un dito in vita loro, tanto basta parlare del nulla. è il nulla che mi spaventa. se io vedessi alla guida del paese un individuo con preparazione ed intelligenza superiore di gran lunga alla media, non avrei di sicuro tanti scrupoli; anzi, sarei felice di mostrare al mondo un braccio forte con una mano tesa. mi farei guidare e obbedirei come un bimbo obbedisce al papà, perchè saprei che è per il mio bene.
Ma questi padri? Questi sono genitori che litigano ogni giorno, lei fa la puttana, lui il magnaccio, rubano, si drogano, ci mandano a chiedere le elemosina in strada e ci frustano quando ci vuole, così righiamo dritti e stiamo attenti a non sgarrare.
Ma i bambini crescono, e quando diventano abbastanza grandi hanno imparato due cose: o si comportano come i genitori o si ribellano. La maggioranza della società è formata da figli che si comportano come i genitori, in pochi riescono ad uscire dal tunnel della disperazione e solo dopo anni di sofferenze e di psicanalisi. Allora nasce un dubbio: perchè i figli devono pagare per le colpe dei padri? è giusto? se la strada è quella del risanamento civile, allora è giusto. ma se nessuno viene in aiuto è sacrosanto anche adeguarsi, e quindi evadere le tasse (rubare), malversare in ogni senso (tangenti), sputtanare gli amici, pagare le troie, drogarsi per sostenere il senso di colpa e continuare a farlo, perchè è difficile smettere, è parte del codice genetico.

giovedì 22 febbraio 2007

ci risiamo

Dopo soli nove mesi crolla il governo di centrosinistra.
Prodi inbufalito non ottiene il baratto che aveva chiesto a rifondazione concedendo i"dico", e torna malamente a casa. la solita vergogna all'italiana, mai sentito un governo internazionale che non sia capace di durare una legislatura intera.
Da questo punto di vista apprezzo il passato premierato di berlusconi (tutto si può dire ma non che sia incapace di fare il leader). Aspettiamo e vediamo cosa succederà, se riposizioneranno il mortadellone sulla vetta oppure gestiranno malamente le cose fino alle prossime elezioni. è chiaro che siamo messi male in tutti i campi, troppi interessi frammentati e troppi gruppi di minuscolo potere che possono dire la loro ricattando senza tregua il paese. ormai siamo nel caos: l'italia è l'unico paese anarchico del mondo. se non ci daremo delle regole ben definite prima o poi collasseremo come l'argentina.

mercoledì 21 febbraio 2007

una scala



Sto renderizzando una scala per un collega.
Trovo che il disegno sia semplice ma interessante al tempo stesso.
Questa è la versione elicoidale, devo farne anche una quadrata.

una gaffe splendida

Oggi siamo andati al colloquio con la preside della scuola elementare per capire come sono i programmi per i bimbi che arrivano dall'asilo. La signora è stata molto amabile, spiegandoci il tipo di orientamento, di lavoro svolto all'interno dei laboratori, mostrandoci le classi e gli ambienti di servizio. Nel salutarla ho espresso la massima ammirazione per il lavoro svolto e l'ottima pulizia e organizzazione della scuola, denigrando invece un'altra struttura semicadente che avevamo visitato qualche giorno prima, dall'aspetto tetro e sudicio.
peccato che fosse preside anche là.

agente?

un intermediatore immobiliare della Gabetti mi ha chiesto se voglio seguire una sua agenzia nel milanese. si tratterebbe di "fare il venditore": siccome ha visto una buona propensione da parete mia al rapporto interpersonale, mi ha proposto di cercare nuovi clienti, con un ricavo del 30% sulla provvigione totale (dal 3 al 4%).
A parte il fatto che vedo il tipo di impegno un po' distante da quello che fino ad ora è stato il mio lavoro, sono comunque lusingato ed attirato dalla prospettiva di fare "entrare altro fieno in cascina", frase cara al mio amico carlo.
mah, vedremo. vi tengo aggiornati, so che siete numerosissimi e non aspettate altro che il seguito della puntata.
Un cliente vuole accaparrarsi tutti i solai del piano sottotetto per poter ampliare il suo appartamento collegandolo dal piano inferiore. peccato che sia interista, il progetto di recupero sarà meno entusiasmante.

martedì 20 febbraio 2007

Just Cavalli



incominciamo a parlare di questo locale. la foto non spiega nulla: l'intenzione è quella di comunicare la sensazione che ho ricevuto visitando l'interno. caldo e freddo nello stesso tempo, il "Just", come viene chiamato, è locale di tendenza che ho frequentato due o tre anni orsono e da cui sono voluto partire per aprire in modo decoroso il discorso sul retail in genere.
con l'aiuto di una mia amica, chiara, e una fotografa meravigliosa, carolina, io ed il mio amico roberto abbiamo provato ad inserirci, divertandoci un po', nel discorso dell'editoria underground: come prima tappa abbiamo fissato il "Just", ed eccolo.
è un locale spazioso ed accogliente, eccessivo nei tessuti e negli orpelli fino a sembrare un mercato arabo, ma lussuoso e stravagante fino a spiazzare l'avventore attraverso l'uso di più punti di riferimento, primo fra i quali il banco-bar di ron arad.
la geometria d'acciaio si avvolge al parquet specchiando la trama dei listelli sulla superficie curva, fornendo un'illusione psichedelica da trip d'acido euforizzante di ottimo impatto iniziale.
Il locale si distende in una mezzaluna avvolta da strutture di carpenteria e cristalli strallati, dando la sensazione della continuità con il verde circostante tanto cara a mies van der rohe, e sapientemente controllata da un'illuminazione serale suggestiva ed efficace. ottimi i drink, cordiale il personale, splendida la fotografa. alla prossima.

in-postazione



questa è la mia scrivania.

lavoro e carriera

sono un architetto, del genere "artigiano".
sono daltonico, vesto spartano, parlo sinceramente e faccio bellissime presentazioni dei miei lavori con supporti grafici 3d che piacciono solitamente molto ai miei clienti. ma la cosa che mi piace di più è il cantiere. vedere il disegno che prende forma e si tramuta in una cosa viva, presente, creatura del tuo pensiero anche se minato dal compromesso con la committenza, è una sensazione bellissima. e poi c'è la possibilità di cazziare, che non è da sottovalutare.
ultimamente ho ribaltato tre ragazzi, impiantisti idraulici, che (per loro sfortuna) non avevano guardato il disegno esecutivo. ma santodio, perchè non guardano i disegni? lavoro eseguito a regola d'arte, peccato però che fosse esattamente speculare a quello che dovevano realmente eseguire. un bagno al contrario. io faccio un bel rendering 3d del lavabo a sinistra e invece TAC! il lavabo è a destra! come mai, architetto? lo chieda a RASHID, l'impiantista.
Il vero problema è che sono oramai in pochi gli artigiani appassionati del loro lavoro. la maggioranza ha dovuto cedere il passo agli extra, intesi sia come comunitari che come costi aggiuntivi. bello il preventivo, buono, partiamo. poi a consuntivo ci spariamo una revolverata. tutti tesi al guadagno e nessuno guarda alla qualità del lavoro, alla passione con cui viene realizzato. In un cantiere ho trovato un signore anziano, da vent'anni in pensione: era ancora lì, piegato in due a sistemare un tubo, con pazienza, con esperienza, con PASSIONE. volevo portarmelo a casa, metterlo sul mobile del soggiorno a parlarmi della sua vita. Oggi il "contractor" ti schiaffa in cantiere quattro extra che lavorano col culo, paghi salatissimo qualunque intervento fuori contratto, alla fine magari ci vai di mezzo perchè al committente comunque non resta un bel ricordo dell'operazione e ti lecchi le ferite. io lavoro con tre artigiani che hanno cura delle loro cose e si vergognano di fare brutte figure. se posso li porto sempre con me, così si lavora tra amici, in sintonia e con ottomi risultati.

scegliere

la possibilità di scegliere è molto importante. una macchina, una casa, avere un figlio, separarsi, divorziare oppure riappacificarsi. il dubbio che mi pongo è se una volta effettuata una scelta, ci si debba voltare indietro per ponderarla.
è chiaro che prima di scegliere si debba ragionare in modo da vagliare tutte le possibili ipotesi, conseguenze, pro e contro.
e poi? secondo me è meglio non dubitare, sbagliare fino in fondo o fare centro alla grande. l'unica cosa importante è non darci l'occasione per conservare un senso di colpa sul quale siamo impotenti: tornare indietro non si può. se lo facciamo le conseguenze sono pessime, sono situazioni che si trascinano come spettri nell'ombra dei nostri pensieri.
possiamo, certo, dedicare un pensiero lontano alla scelta ed alla conseguenza che ne è originata: ma bisogna guardare avanti. insomma, siamo uomini! ci distingue dagli altri esseri la possibilità di gestire situazioni difficili, trovare soluzioni.
io sono ottimista, il percorso della nostra vita è costellato di scelte: solo camminando avanti (sguardo fiero, mi raccomando) troviamo altre scelte, sfide, possibilità di crescere e migliorarci. se restiamo fermi o torniamo indietro non facciamo un bel cazzo. e poi potremo ridere dei nostri errori, o gloriarci con altri dei nostri successi.

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