giovedì 25 marzo 2010

Una spataffiata

Camminando questa sera sono passato davanti al negozio di un'artista, un pittore credo. La tecnica che lo rende inimitabile è una spataffiata di calce sulla tela, che nel seccarsi si apre in un cracklè di grande impatto, che poi il genio colora in varie tonalità producendo così il Capolavoro. Il negozio è pieno di pallotte spataffiate e colorate, quasi tutte diverse ma uguali, schiacciate su tele di varie dimensioni e assortimenti. E mi sono chiesto, ma perchè mai un artista, che pure ha un'idea originale per quanto magari non proprio gustosa, per trovare un po' di credibilità debba adeguarsi alla legge di mercato che paga la serialità dell'opera?
Ah, sì, coso, è quello che fa i gibolli di terra colorata, bravo!
Come quello c'è anche il tipo che fa solo i fiori tridimensionali (via dell'orso), quello che si concentra solo sul mare e quello che fa solo cazzi, magari.
Ma mentre pensavo a come scrivere quello che intendo, mi venivano in mente solo i Beatles. Un gruppo che non ha mai trovato nella standardizzazione della propria musica un veicolo per esprimere uno stato d'animo, proprio perchè c'è modo e modo. Se uno canta d'amore può esprimerlo con gioia o con dolore (all you need is love oppure love me do ne sono la prova e sono molto diverse tra loro). I quattro non si sono ripetuti praticamente mai; mi ricordo di aver letto che se uno di loro portava una canzone che nell'armonia ne ricordava lontanamente un'altra non se ne faceva nulla (generalmente era ringo).
Per questo non capisco la necessità della produzione sempre uguale di un concetto, è la prova dell'aridità di un'artista e della poca profondità dell'animo. Sarebbe a dire che, per rendere chiaro il concetto, i Beatles abbiano interpretato sempre la stessa canzone per dieci anni, magari variandone un po' il testo.
Questo è ciò che fa il pittore di cacca d'elefante.

4 commenti:

Avvocato del diavolo ha detto...

e se nell'epoca della riproducibilità il momento artistico stesse proprio nella serialità invece che nella singola opera?

DS ha detto...

è un'opinione rispettabilissima, ma secondo me la riproduzione seriale di un'opera d'arte non ha in sè nulla di artistico.
se mi dici l'iphone è un'opera d'arte tecnologica ed è serializzata lo capisco, fa parte dell'industria del consumo, ma tra sei mesi viene superata da una nuova creazione ancora più peformante. ma l'opera d'arte non può essere superata o migliorata, ha racchiuso in sè il momento del concepimento e della nascita ed è eterna - ovviamente parlo della roba buona.

Sempre quello di prima ha detto...

è qui che sta l'errore. L'opera non è la cacca di elefante, la prima, ma l'insieme delle n_cacche di elefante che il nostro artista produrrà nel corso di della sua vita artistica... almeno finchè non comincerà a produrre altro. Il concepimento dell'opera è persistente nel tempo.

paolo ha detto...

Ciao

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